Agnese Fabbri, “Stagioni”
Cvânt ch’a n’so piò in do ch’a so a camen̄.
Quando non so più dove sono cammino.
© foto di Francesca Perlini
Cvânt ch’a n’so piò in do ch’a so a camen̄.
Quando non so più dove sono cammino.
Presenze invisibili e silenziose operano di continuo per riunire quanto viene separato, per permetterci di continuare a entrare in spazi e luoghi senza cadere in crepe, buchi, vuoti d’aria.
Allora sai che il viso è un fiore
piantato nell’oscurità, una corolla
tenera, rotonda e impenetrabile
è entrata in te
una giornata di festa
dove ognuno è il benvenuto,
e tu sei il salone
e tutti gli invitati.