
Tommaso Papais, Inediti
Dal centro del lago bianco cantiamo
con gli occhi il luccichio di un’alba
sorgere dall’orizzonte del muro.
Dal centro del lago bianco cantiamo
con gli occhi il luccichio di un’alba
sorgere dall’orizzonte del muro.
A tutti è perdonato un angolo di cielo, un poco di sole
per ricordarsi un Dio congenito poco più che umano
da quest’ultimo piano.
una folla d’incoscienza
al patibolo del tempo
sceglierà per te,
dolce figura che dondoli
sul trapezio della mente.
In questa penombra i grandi fiumi si incontrano, le acque si mescolano, ci immergiamo nella morte fino alla vita. Le ore di veglia sono sciacquate nei sogni.
Presenze invisibili e silenziose operano di continuo per riunire quanto viene separato, per permetterci di continuare a entrare in spazi e luoghi senza cadere in crepe, buchi, vuoti d’aria.
Cinque fotografie di Arianna Pastorelli, scattate al Giardino Heller a Gardone Riviera, dalla lettura di Tutti gli occhi che ho aperto (marcos y marcos, 2020) e in particolare di un frammento della sezione Alberi maestri
Marco el ndeva torno. I ghe gheva senpre dito «Chi che no ga testa ga ganbe», ma no jera vero el contrario: łu el jera fato pa métare on pie drìo queł’altro e via de caza, drìo on àrzare, el se gheva catà co ’l can. No i se gheva mai perdesto, łori.
E tornai a questi cieli,
tra le luci del Nord,
tra le betulle bianche,
trafitte nella terra.
Sono quell’oscuro riflesso
di assenza tra milioni di corpuscoli
oblunghi e recettivi:
perenne presenza dello scisma
imprigionato tra sbarre anatomiche,
millimetriche.
Incontrare la maestra delle elementari
è abbracci grandi e ricordi piccoli
come te che impari a scrivere dentro le righe
il tempo non passa per tutte le cose allo stesso modo
Proteggere i semi dentro ai semi è la nostra cura