
Carmen Gallo, “Le fuggitive”
Chi resta
impara a nascondersi. A non essere niente.
Fingere le ipotesi. Le cose non accadono
a quelli che spariscono.
© foto di Francesca Perlini
Chi resta
impara a nascondersi. A non essere niente.
Fingere le ipotesi. Le cose non accadono
a quelli che spariscono.
Ogni libro di poesia è stato il dono di una ricomposizione: parti scheggiate e taglienti, frammenti di scontri, di cadute, hanno trovato nella scrittura quella materia primordiale, portatrice di vita, che è in sostanza l’amore – che non ha soggetto né oggetto, semplicemente è e fa sì che ogni cosa sia.
Il tempo è un animale che non ho mai visto. Non so che taglia abbia, quali abitudini, se sia addomesticabile. Ma si aggira nella vostra casa addensando le sue tracce nei luoghi più riposti. Mi piacerebbe incontrarlo, ma so che sarà lui a tagliarmi la strada, fissandomi negli occhi con la profondità di un bosco.
Si versava la vita ai lati, ma dio non è mai venuto.
Essi continuarono a costruire, con la fede di una notte
senza porte, circoli o entrate a nessun luogo,
accessi pietrosi all’inconscio, litanie minerali,
superfici forse di un cervello incendiato.
Iscriviti per ricevere una volta al mese contenuti originali e news sui miei eventi, attività e progetti.