
Daniele Giustolisi
Piano scomparirà
nella luce bassa di Ponente,
nell’onda che passa
come una mano
che mentre ama cancella.
© foto di Francesca Perlini
Piano scomparirà
nella luce bassa di Ponente,
nell’onda che passa
come una mano
che mentre ama cancella.
La scrittura per me è una pasta madre, una materia umile, quasi anonima, che ha in sé un infinito potenziale di generazione, e allo stesso tempo è fragilissima. Se non viene accolta da qualcuno resta incompiuta, informe; se non viene nutrita muore. Come questo lievito naturale la scrittura può essere madre di tante cose, portandole alla luce, ma è solo nel rapporto con l’altro, nel suo spazio di ascolto, che lievita un senso.
Dove andavamo di notte
quattro venti cento moltitudini
soli come cani abbandonati
E ora dove andiamo.
La nostra lingua ha una madre antichissima, la poesia. Siamo figli di questa materia creatrice, di questa parola azione che ci connette, attraverso un cordone mai spezzato, con la vibrazione originaria, Om, Verbo, che dà vita all’universo. Padre della nostra lingua è Dante. La sua eredità vive in noi soprattutto inconsapevolmente, come un’eredità genetica