Altre pubblicazioni

Prose

Maria, verso Cartoceto

in Femminile plurale. Le donne scrivono le Marche, a cura di C. Babino, Vydia, Macerata 2014.

Veduta di Cartoceto
foto di Francesca Perlini, 2018. 

È scritto all’anagrafe e in ogni documento che mi appartiene: Maria, il nome che ho cancellato da questa Franca che rimane. Scomparso dalla mia firma. Un solo nome: due sillabe che mi pronunciano, che mi sottraggono al silenzio. [...] [LEGGI TUTTO]

Abitare la città ideale. Frammenti in forma di visione

in ​S’agli occhi credi. Le Marche dell’arte nello sguardo dei poeti, a cura di C. Babino, Vydia, Macerata 2015.

Altre pubblicazioni: Abitare la città ideale Franca Mancinelli
foto di Sara Tinti, 2016. 

Sorge quando chiudo gli occhi. Nitida come un’isola che appare a un tratto, oltre la foschia e le brume all’orizzonte. La vedi e non puoi che crederci anche se stai sognando e lo sai. Accade ogni volta in una luce diversa, come se quella piazza e quelle strade fossero la scenografia di una storia. [...] [LEGGI TUTTO]

Edizioni d'arte, plaquettes

Alberi maestri

Disegni di Sebastiano Guerrera, poesie di Franca Mancinelli, Romberg Edizioni 2019.

Immagine copertina La donna albero
Sebastiano Guerrera. Betulla Bianca, 2015. Grafite su carta, cm 25x25. 

freccia di nessuna caccia
di nessuna guerra
lingua muta battuta dal vento
torcia scura, segna confine
di nostra vita in dura
scorza odorosa
tatuata di stellari tracciati.

Il peso dell'ombra

in Cantiere disegno, con disegni di Juan Carlos Ceci, a cura di Annamaria Bernucci, Andrea Losavio, Massimo Pulini, Biennale del disegno, Rimini 2018.

Senza titolo #3, Juan Carlos Ceci
Nell’istallazione I punti che siamo, le poesie di Franca Mancinelli lette ad alta voce dall’autrice, giocano con i disegni e le pitture di Juan Carlos Ceci. Giocano ad essere, di volta in volta, accenti e rime le une per gli altri in un processo di svelamento che, qualche volta, parte dalla parola per approdare al disegno e, in altri casi, segue il percorso inverso. L’opera che Juan Carlos Ceci ha voluto chiamare Il peso dell’ombra, rappresenta una riflessione intima e poetica sul disegnare. Così come racconta il mito il disegno, effetto della proiezione di ombre sulle pareti di antiche caverne, è alla base della pittura prima e della scultura poi.

Juan Carlos Ceci. Senza titolo #3, 2018. Tecnica mista su carta, cm 14×9.

è un chiodo la matita
trafitta la mente
affiora un’immagine
come da un frutto marcio
torna in piccoli segni
la vita senza forma brulicando.

Il peso dell'ombra

in Cantiere disegno, con disegni di Juan Carlos Ceci, a cura di Annamaria Bernucci, Andrea Losavio, Massimo Pulini, Biennale del disegno, Rimini 2018.

Senza titolo #3, Juan Carlos Ceci

Juan Carlos Ceci. Senza titolo #3, 2018. Tecnica mista su carta, cm 14×9.

è un chiodo la matita
trafitta la mente
affiora un’immagine
come da un frutto marcio
torna in piccoli segni
la vita senza forma brulicando.

Nell’istallazione I punti che siamo, le poesie di Franca Mancinelli lette ad alta voce dall’autrice, giocano con i disegni e le pitture di Juan Carlos Ceci. Giocano ad essere, di volta in volta, accenti e rime le une per gli altri in un processo di svelamento che, qualche volta, parte dalla parola per approdare al disegno e, in altri casi, segue il percorso inverso. L’opera che Juan Carlos Ceci ha voluto chiamare Il peso dell’ombra, rappresenta una riflessione intima e poetica sul disegnare. Così come racconta il mito il disegno, effetto della proiezione di ombre sulle pareti di antiche caverne, è alla base della pittura prima e della scultura poi.

Saggi e recensioni

Una moneta sulla 'strada per Roma'

in Volponi estremo, a cura di S. Ritrovato, T. Toracca, E. Alessandroni, Metauro edizioni, 2015.

Altre pubblicazioni: Volponi estremo

Il seme e la moneta sono due immagini care a Paolo Volponi, entrambe legate a un principio di metamorfosi, a una riserva di forze. Appartengono a quel microcosmo agreste, in armonia con i cicli della natura, di cui lo scrittore urbinate aveva avuto esperienza nell’infanzia e ancora nel dopoguerra, quando gli «umani campi»[1] del Montefeltro, attraversati dal vento freddo della storia iniziano a spopolarsi, perdendo lentamente la vita. [...] [LEGGI TUTTO]