
Le gole del Todra
siamo calati a picco da un naufragio pre-cambriano. È come camminare su un fondale prosciugato dove un fiato fatuo muove l’aria e le voci inseguono gli uccelli che frullano le ali rasenti la roccia.
siamo calati a picco da un naufragio pre-cambriano. È come camminare su un fondale prosciugato dove un fiato fatuo muove l’aria e le voci inseguono gli uccelli che frullano le ali rasenti la roccia.
Hanno pupille nere perfette, chissà se hanno altalene. Giochiamo a specchio con loro senza abbassare i finestrini, li conquistiamo con l’imitazione dell’elefante e del pesce. Poi lentamente l’autobus, lambito dal sole, ci sorpassa e si perde nel traffico, controluce.
I nomi si hanno per le cose che restano
non mi sono più chiesto quanto sole renda una giornata
il tavolo con le carte da gioco, l’orologio sul muro.
c’è un tacito patto tra noi
di notte risaliamo la corrente
nuotando sul fondo del letto
torniamo al mondo in cui tutto
ebbe inizio
I piccoli piedi nell’acqua.
Sosta nel sole e non passa, il nome nell’aria più volte, lo sguardo a fissarci. Sosta e non passa, ridendo, la luce sul viso, il nome nell’aria.
Quando la tua veste è questa
giornata bianca,
e per la luce, che entra,
sulla tua iride lucida osservo
me stesso
Solo quando riprendo a respirare
lentamente riemerge
il significato del respiro.
Respiro e ascolto.
Con questi inediti di Stefania Zampiga si apre una rubrica che ospita testi nati o riplasmati nel laboratorio “Di passi e guadi” che ho condotto a Prato tra maggio e settembre del 2019, con il progetto Poecity –azioni urbane di poesia.
l’ultima luce del pomeriggio
scuote la coda
docile come il tuo cane
pettinato e devoto sulla soglia.
il più grande predatore artico riposa nella camera del 1992
è dopo la luce. novembre. la baia doveva essere ghiacciata e invece.
sul letto il tuo ursus maritimus. il suo mondo si sta riducendo.
lo sente da lontano. estinzione con sottofondo di strumenti.