
Francesca Dall’Acqua, sette poesie da “Curvature”
A volte ripenso al serraglio, alle bestiole slegate.
Da piccolo ero avido di cose grandi,
Era tutto un riprendere fiato, segnare la fine con le mani
le notonette.
A volte ripenso al serraglio, alle bestiole slegate.
Da piccolo ero avido di cose grandi,
Era tutto un riprendere fiato, segnare la fine con le mani
le notonette.
È un paese, questo della creazione audiovisiva, che è pieno di luce –che gioca con l’ombra, e che sembra invitarmi a prendere parte al gioco. E c’è qualche cosa in me che è come nutrito di speranza, accarezzato, consolato, da questa immersione nella materia della luce.
Le cose giungono dal nulla
al momento più opportuno
non cercarle è il segreto
della loro apparizione.
davvero qualcosa era accaduto, prima
la macchia, il cielo, i pioppi intorno, gli stessi –
c’era mia sorella ad aspettarmi e con un respiro
raccolsi tutta l’aria di casa, ed era ancora casa.
Il filo che seguiamo quando tentiamo di dare vita a un’opera, o di realizzare un progetto; che ci offre una direzione quando ci avventuriamo nei segreti dell’interiorità.
E poi il filo impalpabile ma così reale che unisce le persone, secreto dalla comunanza di origine o storia o destino.
siamo calati a picco da un naufragio pre-cambriano. È come camminare su un fondale prosciugato dove un fiato fatuo muove l’aria e le voci inseguono gli uccelli che frullano le ali rasenti la roccia.
Hanno pupille nere perfette, chissà se hanno altalene. Giochiamo a specchio con loro senza abbassare i finestrini, li conquistiamo con l’imitazione dell’elefante e del pesce. Poi lentamente l’autobus, lambito dal sole, ci sorpassa e si perde nel traffico, controluce.
I nomi si hanno per le cose che restano
non mi sono più chiesto quanto sole renda una giornata
il tavolo con le carte da gioco, l’orologio sul muro.
c’è un tacito patto tra noi
di notte risaliamo la corrente
nuotando sul fondo del letto
torniamo al mondo in cui tutto
ebbe inizio
I piccoli piedi nell’acqua.
Sosta nel sole e non passa, il nome nell’aria più volte, lo sguardo a fissarci. Sosta e non passa, ridendo, la luce sul viso, il nome nell’aria.