copertina Olmo Calzolari

Olmo Calzolari, “Otto poesie inedite”

Una cattedrale alta e pietrosa
la sentivano così i bambini e gli animali
– gli uomini che l’avevano costruita
la notavano solo con le campane.

Non è dimenticanza delle cose sentite
né noi trascurate le mettiamo a parte,
ma quelle scompaiono
e ci perseguitano
perché non sono più.




Se in questo momento impazzissi
immaginerei che sono una bestia 
perché le bestie non astraggono niente
vedono tutti i miracoli




E se penso al paradiso

Sul braccio in cellofan di una sdraio
c’è mia nonna: mette i miei giochi in fila.
Come ti chiami, pisulìn, pistulìn,
cum te chièmi? ‘na gran schiaffa,
cascavano freddi sul pavimento,
ma a tre anni io ridevo.
Anche lei rideva ma di cuore 
e di mente tribolata
sorrideva furba con una bocca da rana.
Fu quel riso strano 
che trovai dentro di me anni dopo.




io la penso ancora viva
primo perché al decesso non c’ero
poi perché l’ultima volta lei lo era

alla tomba ho pianto per stanchezza
non per altro, ho pensato
che la mente è un maiale che si ingozza
anche di realtà perché non può più vederla




come un cuscino di fili d’erba
insieme sembra una parvenza verde
e sono solo fibre che sorridono
quindi la morte cosa le poteva fare
come spegnere una stanza senza luce




Oxford

L’acqua nella vasca
finisce in un gorgo
d’acciaio, se vede
che la guardi
smette di andarsene e canta.
Gli oggetti, la loro certezza
è il loro inganno.
Se un uomo annega in mare
uno di loro inizia a respirare.




Jericho

È gennaio e se guardi e piove
il grigio nel verde brucia come neon.

Un merlo disegna il panorama,
si posa la condensa sui cavi.

Un corpo giovane e affamato
invecchia in un battito e si rivolta di freddo. 

Se questo avesse senso
avremmo tutti perso.




Il topo

La mente ricuce e ripara
I tagli ch’essa si fa
Ma i sogni dei sarti migliori
Ricamano la verità.

C’era in un sogno un bambino
Una sera in un buio salotto
Aspettava qualcuno per cena
Ma non ne sapeva l’aspetto.

‘Io penso’ lui disse ‘sia un topo…
o qualcosa di molto vicino.’
Preparava una piccola tavola,
Puliva un bicchiere piccino.

‘Io penso’ diceva ‘non beva.
Non bevono i topi con me.’
‘Io penso’ diceva ‘non parli.
Farò le parole da me.’

Felice quel solo bambino
Preparava nel solo salotto
Un film da guardare vicini
Se il topo l’avesse permesso.

Ma è chiaro ciò al mondo dei grandi,
Che i topi non stan nel divano,
Non bevono, parlano, o abbracciano
Un piccolo essere umano.

Il bimbo è rimasto da solo
A parlare con un qualche cosa,
Ha mangiato e scherzato col nulla
E adesso nel letto riposa.

Si sveglia al mattino di nuovo,
Vent’anni più grande nel letto,
Il sogno nel vero ritrova,
Il topo una voce nel petto.



Foto di Samuele Bellini 

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