
Jacopo Curi, “L’immagine accanto”
Saremo oltre lo schermo
senza connessione
con gli occhi aperti al buio
nel luogo dove eravamo
prima di venire al mondo
Saremo oltre lo schermo
senza connessione
con gli occhi aperti al buio
nel luogo dove eravamo
prima di venire al mondo
Solo camminando si può pensare che forse non solo per sé cantano
gli uccelli ma anche per noi che, ora, stiamo sulla terra.
Tu forse potevi provare a seguirlo
arrivare alla polla nella terra.
Sapevi assecondare gli sbalzi
del fiume, tenere a bada
la natura cedevole dell’acqua.
poi le acque si rompono
come nel racconto
più antico
di una liberazione
e si diviene terra promessa.
In questa terra assolata
l’erba è più forte delle sue creature.
Fui seppellito senza cieli, un temporale di cenere e luce
entrò nel mio sonno. Risorsi.
A volte ripenso al serraglio, alle bestiole slegate.
Da piccolo ero avido di cose grandi,
Era tutto un riprendere fiato, segnare la fine con le mani
le notonette.
È un paese, questo della creazione audiovisiva, che è pieno di luce –che gioca con l’ombra, e che sembra invitarmi a prendere parte al gioco. E c’è qualche cosa in me che è come nutrito di speranza, accarezzato, consolato, da questa immersione nella materia della luce.
Le cose giungono dal nulla
al momento più opportuno
non cercarle è il segreto
della loro apparizione.
davvero qualcosa era accaduto, prima
la macchia, il cielo, i pioppi intorno, gli stessi –
c’era mia sorella ad aspettarmi e con un respiro
raccolsi tutta l’aria di casa, ed era ancora casa.
Il filo che seguiamo quando tentiamo di dare vita a un’opera, o di realizzare un progetto; che ci offre una direzione quando ci avventuriamo nei segreti dell’interiorità.
E poi il filo impalpabile ma così reale che unisce le persone, secreto dalla comunanza di origine o storia o destino.