Giulia Testa, “Il rumore dei miei passi”. Otto inediti
Navigante fedele
raccoglierò la tua pelle
eroicamente
la cucirò, con la mia,
avendo cura che non si strappi.
Ago e filo non serviranno, le cellule
costruiranno per noi
il mosaico.
© foto di Francesca Perlini
Navigante fedele
raccoglierò la tua pelle
eroicamente
la cucirò, con la mia,
avendo cura che non si strappi.
Ago e filo non serviranno, le cellule
costruiranno per noi
il mosaico.
Scrivendo cerchiamo di catturare la bellezza, ma non possiamo fare a meno di ucciderla: ogni volta che diamo una forma e dei confini, la vita con la sua bellezza perde l’energia che la faceva volare, perde l’aperto, entra in una morte. Per questo una poesia, una pagina scritta, è il nostro cimitero di farfalle.
per il vento
tremano le dita.
crolla
il ritmo del respiro negli oggetti.
Marco el ndeva torno. I ghe gheva senpre dito «Chi che no ga testa ga ganbe», ma no jera vero el contrario: łu el jera fato pa métare on pie drìo queł’altro e via de caza, drìo on àrzare, el se gheva catà co ’l can. No i se gheva mai perdesto, łori.