
Federica Imperato, tre inediti
apri la mano
e lascia che l’animale
ti attraversi la strada
c’è uno spazio buio
chiede acqua e radice
apri la mano
e lascia che l’animale
ti attraversi la strada
c’è uno spazio buio
chiede acqua e radice
si piega, il naso sulle ginocchia, si stringe, si stringe le costole se non lo tiene, se non lo tiene stretto al suo interno
esce il rantolo di bestia
Si rigenera anche il Dio della Foresta se continui,
la ninfa dopo l’uccello di fuoco.
Cosa non ha detto dopo quello che ho detto?
Ascolti e rispondi per sempre.
di tutte le creature è l’uomo
a sollevare il velo agli occhi.
venite a vedere di cosa siamo fatti.
cercavo la voce che dice
io,
io soltanto
oltre l’eco dei padri e delle madri
l’eco di tutti i figli
nella stanza vuota.
Come dialogare
in uno, mangiarsi
in gabbia
dire cose parlando
dalle stesse labbra.
Saremo oltre lo schermo
senza connessione
con gli occhi aperti al buio
nel luogo dove eravamo
prima di venire al mondo
Solo camminando si può pensare che forse non solo per sé cantano
gli uccelli ma anche per noi che, ora, stiamo sulla terra.
A volte ripenso al serraglio, alle bestiole slegate.
Da piccolo ero avido di cose grandi,
Era tutto un riprendere fiato, segnare la fine con le mani
le notonette.
È un paese, questo della creazione audiovisiva, che è pieno di luce –che gioca con l’ombra, e che sembra invitarmi a prendere parte al gioco. E c’è qualche cosa in me che è come nutrito di speranza, accarezzato, consolato, da questa immersione nella materia della luce.