Beatrice Restelli, “Il resto delle cose”
Contro le ombre sulla faccia chiedo
scusa puoi fare più piano. È un’ora precisa
che hai vissuto a mezza voce
Contro le ombre sulla faccia chiedo
scusa puoi fare più piano. È un’ora precisa
che hai vissuto a mezza voce
Si ricorda di quando da piccola la vestivano gli altri e lei chiudeva gli occhi, teneva la stoffa delle maniche con le dita finché la sua testa non usciva dalla maglia. La lentezza di quel buio di pochi secondi veniva poi violata dalla luce metallica, dallo sforzo.
Non basta lasciare che accada.
Io disbosco. Dissodo. Irrigo.
Segretamente semino.
Gli oggetti, la loro certezza
è il loro inganno.
Se un uomo annega in mare
uno di loro inizia a respirare.
apri la mano
e lascia che l’animale
ti attraversi la strada
c’è uno spazio buio
chiede acqua e radice
si piega, il naso sulle ginocchia, si stringe, si stringe le costole se non lo tiene, se non lo tiene stretto al suo interno
esce il rantolo di bestia
Si rigenera anche il Dio della Foresta se continui,
la ninfa dopo l’uccello di fuoco.
Cosa non ha detto dopo quello che ho detto?
Ascolti e rispondi per sempre.
di tutte le creature è l’uomo
a sollevare il velo agli occhi.
venite a vedere di cosa siamo fatti.
cercavo la voce che dice
io,
io soltanto
oltre l’eco dei padri e delle madri
l’eco di tutti i figli
nella stanza vuota.
Come dialogare
in uno, mangiarsi
in gabbia
dire cose parlando
dalle stesse labbra.