Dieci poesie inedite di Veronica Ujcich dal laboratorio Custodire e sacrificare per Fare poesia del Museo LETS – Letteratura Trieste, all’interno di LETSpoetry a cura di Olmo Calzolari, Riccardo Cepach e Luca Geroni, marzo 2025.
Scrivere dalla terra di nessuno
è giocare all’elastico
salta al centro
salta fuori
incrocia le caviglie
accavalla i confini
Com’è attraente il baratro
delle possibilità!
Amo il precipizio
di fine
verso quando
quando il senso non sa
che direzione prendere
per Grace
Volevo scrivere una poesia invece
non ho fatto una torta
ho piegato panni puliti
lavato pentole sporche
nessuno dirà che buono o
ne voglio ancora
poi ho scritto una poesia
ed è uscita cruda
Forse è tutta una faccenda di passo
piede dopo piede
le mani seguono il ritmo
il tempo del vuoto
Acqua entra acqua preme
a stento regge il cemento
del torace - la diga è chiusa
acqua cerca una foce
almeno un rigagnolo
inspira parole espira
forse qualcosa esce

Congiunzione è il perno prezioso
attorno a cui ruota il mondo
pensavamo fosse il verbo
già dall’origine permette
alla vita di accadere
porta il peso dell’incontro
Per una volta fermarsi sulla soglia
chiudere gli occhi provare a vivere
presente dopo presente
per una volta non vedere
terribile il volto
di ciò che sta per accadere
Le poete portano i corpi raccolti
dietro la nuca intrecciano
morbidi torbidi pensieri ritorti
le poete lasciano libero il collo
vedono dall’incrocio con la spalla
sentono tutto in una sola vertebra
Del tuo tempo ho bisogno
del tuo ritmo regolare
e poi essere una cosa
bellissima da niente
un papavero ferroviario
Vedi io vivo dello stupore
di un piccolo molo secondario
basta perdersi nell’ombra
la meraviglia di pochi centimetri
di un albero cresciuto nel muro
Foto di Veronica Ujcich