copertina Mappatura idrogeno Veronica Tinnirello

Veronica Tinnirello, “Mappatura dell’idrogeno”

Alcuni testi da La mappatura dell’idrogeno, secondo libro di poesia di Veronica Tinnirello, in uscita in aprile per Transeuropa Edizioni, con una mia nota.

stasimo primo.
un treno il suo paesaggio pensiero artico e tutte le orme.
il documento chiuso deve aderire al presente per non essere perso.
la fototessera sciupata da divinità avverse. cosa era successo 
prima dello scatto. il secolare balzo di una lotta.
cosa sarebbe successo dopo.


                                             


il bordo della stanza si sposta. dentro il piatto boschi da spegnere 
la candelina per esprimere un. ancora accesa. due bicchieri al centro
quella frase non finita immobile nel buio della cucina. 
la completa il silenzio. verità che solo gli oggetti restano ad ascoltare.





stasimo quinto.
quando puliscono le strade il vuoto si fa maggiore. conti molte più cose. 
fuori il giallo è mille macchie d’albero. un suo taglio ci è caduto più volte sugli occhi.
assenza di panchine. allarghi il sole con le dita lo zoom è un uomo più un cane
va avanti e indietro preme un solco fino alla radice del suo silenzio 





la luce riempie l’incavo degli occhi. il mattino è uno stemma
hai verbi sepolti nei muscoli. fissi sul muro il bianco film del tempo. 
un allagamento di vene nella memoria. cerchi di verità. 
i primi rami di un incontro.






la casa in cui hai molto abitato. la sedia a sua misura. non ti ci puoi più sedere. 
porta ma non puoi aprirla. le chiavi restano appese al vuoto di una conversazione finita.
fermi lì anche i mille temi scritti sulla riga bianca della luce. amore. un bene scala 1:20000. 
i nervi che ti restano sono bestie appese. gli altri poi si mangiano la carne dura di paura.
lo sapevano ancor prima che succedesse. l’addio 
è un soprammobile avvolto dalla carta di giornale in uno scatolone. 
un fotoritratto in un luna park di Chernobyl. 





l'ospedale è un agosto. la somma del bianco il rettilineo della corsia.
alla radice del suo vecchio corpo uno stormo. vuole sfuggire a
un sonno di legno di wengè.    
e la tua voce all’angolo. aspetti pieghi le punte a un foglio di carta            
ma non ce la fa la morte a cambiare forma per te.






                                                      Lanificio Campolmi vicino l’influsso del convento in centro 
                                                      tra le pietre dell’inciampo rinasce biblioteca (1870 - 2009)                                                    

lo spazio dilata. palmi rossi le poltrone bocche aperte
come sonno dei treni pendolari. accanto al pensionato
c’è una madre scritta benissimo. i nastri sciancati dei suoi disamori
la pagina mette in musica un prato i suoi disoccupati plaid. 
a margine del nulla uno zaino 
e tornanti forze oblique d’esperienza e guerra 
in colonne di confini. libri.
guardi fuori per poter pensare. questa biblioteca prima 
era una fabbrica dei tessuti il finissaggio. ora un uomo seduto 
fissa la grande vasca vuoto museo.
si fa un segno di croce che prende tutto il corpo ne prolunga l’ombra 
la ciminiera nel cortile la panca. anche quando se ne va
rimane scomposta in parti dall'alta finestra in ferro
una domanda come un silenzio che esce da un restauro.




Foto di Veronica Tinnirello

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