copertina Rossana Abis

Rossana Abis, “Voci della presenza”

Testi tratti dalla silloge Voci della presenza di Rossana Abis, uscita con una mia nota critica su «Poesia», XXIII, n. 326, maggio 2017.

 Valle di Montessu
  
                                                                                                   A più vasti confini
                                                                                                  offri tu il calice
                                                                                                  del verissimo sembiante
  
  Hai visto come fondere le pietre in cristalli:
  
 quando è arso un significato sulla pira
                                                dell’alba,
  
 quando scorre il sangue a filo degli argini,
  
 quando le colpe millenarie fiaccano le origini:
  
 hai visto il trionfo del secolare olivastro
  
 sulla valle brulla e deserta,
  
 il tronco l’iride vigile del tempio,
  
 la sua larga chioma la circonferenza fluttuante
                                                           del tempo
  
 (quando camminando lungo il sentiero
  
 noi d’improvviso divenimmo le ombre
  
 di chi un giorno ci avrebbe attraversati...).  

 


                                                                                                  Io sono il solitario origliere
                                                                                                  di ciò che dorme
                                                                                                  (Lorenzo Calogero) 
  
La circonferenza unica dei destini:
  
 remoto è il punto che dilata
  
 all’infinito lo sguardo.
  
 Siamo la buona presenza onnisciente
  
 dispersa e ritrovata in ogni luogo,
  
 la compresenza sottesa del nulla
  
 che in noi si rischiara
  
 quando certi venti notturni
  
 ci rendono d’un tratto translucidi
  
 e friabili all’invisibile tatto.
  
    
  
 da LA CIFRA DEL NULLA (2007) 
 
 
 Mi sono trasfigurata in parola
  
 alterando la mia gravità
  
 e ora sono qui
  
 lucida lucida spietata e perduta
  
 peso specifico del tutto e del nulla.
  
  
 
                                                 a C. Campo
  Osserva
  
 La levità del tempo
  
 Che indugia sulle cose
  
 Polverizzandole
  
 Col suo franco respiro.
    
 
 
 da NEL SEGNO DELLA SPECIE 
  
  
 Se è una matematica 
  
 è un’incognita che si rivela
  
 a ogni grado
  
 cedendo per attrazione
  
 al suo contrario.
  
  
  
 Vedere le cose
  
 come realmente sono
  
 quando io non ci sono.
  
 La visione 
  
 è questo educarsi
  
 ciechi alla vita.

     
  
 Non avere sonno
  
 è il destino dei posseduti
  
 ciò che ti accade dentro
  
 senza esito mercenario.
  
  
  
 Per credere alle cose
  
 io devo dimenticare
  
 i loro nomi.
  
 Si va a capo
  
 attratti da un gesto
  
 da una luce che appare
  
 improvvisa
  
 e scompare nella nebbia.
  
 Si va capo
  
 per inseguire un ritmo,
  
 la nostalgia dell’inizio,
  
 la legione dei morti 
  
 senza nome,
  
 per imparare a respirare
  
 nel bianco,
  
 per non dimenticare
  
 che c’è un’armonia
  
 che azzera ogni memoria,
  
 una trascendenza che ci solleva
  
 dall’obbligo di essere immortali.
  
  
 Tutto è approssimazione,
  
 nell’allusione sta la verità:
  
 l’istante prima 
  
 che il dito premette
  
 il grilletto,
  
 il bersaglio rivelò
  
 la traiettoria del colpo
  
 a ritroso.
  
  
 Non il centro ti appartiene
  
 ma la fatalità
  
 del suo accadere per gradi.
  



Altri testi di Rossana Abis, da La parte mancante, Smerilliana, n. 22, 2019.   


Foto di Chiara Signoretti

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