Gelo (Natale 2012)
Non deve gravare il piede
– a pugni stretti cammino
misurando i passi,
sotto il manto di ghiaccio il fluire
d'acqua antracite
nessun movimento
una sola volontà di gelo,
fauci nere di pietre – acqua brulicante:
la realtà che esiste appena sotto
al richiamo di gravità risponde
anche d’inverno, fluisce e cade.
Solo silenzio e peso, io
sono un ingombro
capitato per errore
a vagare sul ghiaccio incrinato.
Carnevale
Solo ieri i bambini
correvano lanciando coriandoli
affondando nelle buste
pugni di irriverenza
croci, cerchi colorati
frutti di gioiosa cesura.
Cammino e conto:
crocetta rosa per un geranio
d’infanzia, croce blu per un mare
da colorare, una X come se fossi
io oppure una tonalità verde
chiaro che sfugge.
Le O sono piene, senza bordi
interni, punti di una mappa:
Siamo qui. Ci muoviamo
in avanti, mai all’interno
lungo un cielo di pietra
forte costellata.
Ha i contorni la bocca
piccola sorpresa, dipingo
una lacrima bianca
come scesa dall’occhio salato
ogni scherzo vale
anche le minime tragedie
sparse come coriandoli.
Presente imperfetto
Facciamo che eravamo felici
facciamo che potevamo abbracciarci
in tondo come un globo senza spine.
Facciamo che le paure svanivano
come cerchi nell’acqua.
Canyon DeChelley
Tuo deserto – quando respira
risucchia il mio linguaggio,
lascia pietre in bocca.
Seduta sul bordo del letto
di un fiume secco, ricordo:
pregare vuol dire ascoltare.
Ho percorso tanta strada per arrivare –
deserto dipinto sul parabrezza
occhio lente obbiettivo per scrutare
dove la terra tira e costruisce.
Ho seguito le mie mani fino a qui
queste mani mute a comprendere
il tatto della sabbia.
Nell’era primaria, l’acqua ha inciso
le linee del tempo, della fortuna
–mi chino sulla tua creta rossa
osservo l’anima minerale.
Il disperdersi delle nuvole
sottrae la promessa d’acqua,
rimane arsura, polvere in bocca.
Solo quando riprendo a respirare
lentamente riemerge
il significato del respiro.
Respiro e ascolto.
Foto di Filippo Bardazzi