copertina poesie di Jacopo Curi
Saremo oltre lo schermo
senza connessione
con gli occhi aperti al buio
nel luogo dove eravamo
prima di venire al mondo
e di cui non ricordiamo nulla.
 
 
 
 
Materializzazione
 
In un sonno sdraiato nel vuoto
una luce senza occhi svela volumi
che stento a riconoscere ma sento
già l’aria entrare nella placenta.
Ormai è quasi giunto il momento
dagli argini debordano gli eventi
e fra poco inizierà il tempo.
 
 
 
 
 
Si consuma l’ultima dose d’aria
la testa s’infila nelle maglie del mondo
e sulla soglia del senno
prima che il pianto liberi la luce
non c’è tempo per chiedersi
se tutto sia già pronto
per imboccare la strettoia
e insaccarsi nella realtà
dall’urlo simmetrico della madre.
 
 
 
 
Scegliere un attimo
anziché un altro
quasi sempre sbagliato.
C’è qualcosa che manca
che non c’è ancora
che per anni
non è stato detto
o è stato detto male
e non si è avverato
ma forse è solo
la solita apertura sul nulla.
Intanto quanta luce è entrata
le distanze si sono smisurate
e l’istantanea è uscita mossa.
 
 
 
 
Il modo che abbiamo di avvicinarci
quello invisibile di allontanarci
lo spazio temporale
che guardiamo smarginarsi
chiusi nel perimetro
delle solite mete
disseminate nella memoria
da rintracciare per tornare
nei luoghi di sempre.
 
 
 
 
La finestra spalancata
fin dentro al tuo orbitale
il silenziamento dei rumori
nel giro a vuoto e la sosta
del vento all’ultimo piano
fra gli stati delle cose
che solo a un tratto
a una certa angolatura
potrebbero manifestarsi
a ritroso fino al cronotopo
precedente alla vita.
 
 
 
 
La grande faccia cieca ci spia
nell’assoluto participio presente
ma tra le luminarie già vedo
le sembianze degli anni scorsi
risalire fino ai passaggi smarriti:
la prima media, il secondo bacio
il terzo rimprovero, il quarto starnuto
il quinto minuto di recupero.
 
 
 
 
Interrogo il granito
la polpa cava e solida
del grande sordomuto.
 
L’inespugnabile
ha pensato troppo forte
ma torna a mimetizzarsi
nella sua stessa intramatura.
 
Poter bucare il fondo,
aprire una breccia nell’enigma
della presenza anonima!
 
Prima o poi commetterà un errore
e ci ritroveremo nell’ubiquità
dove tutti ci diamo appuntamento.
 
 
 
 
Quando da tutte le direzioni
sottrarrà spazio l’altra dimensione
avverrà la trasfusione inversa
e sarà di nuovo lo scambio dei corpi,
un cercarsi inutile nel vuoto.
Jacopo Curi, L'immagine accanto, Arcipelago Itaca, Osimo 2019
Foto di Francesco Ventura

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