Alcuni testi dalla silloge di Diletta d’Angelo vincitrice, insieme a Eleonora Cattafi e Leonardo De Santis, del premio Esordi Pordenonelegge 2021. L’intera silloge si può leggere nell’ e-book pubblicato dalla fondazione pordenonelegge.it.
Es
Il propagarsi della voce è sempre stato una necessità
(mai mia)
assorbite dal legno della scala
le urla che si riversavano sui tappeti
potevi bagnarci le dita
trattenerle per anni
incastonate nei legamenti
Vorrebbe staccarsi da ciò che è ora, da ciò che mostra di essere. Sceglie il lato esposto alla luce, quello degli anestetici locali. Ha vent’anni ventidue o ventitré; non ha ancora imparato a riconoscersi. Annuisce alle cose che deve sentire, le lascia scivolare, a volte cadere. Il gatto nero forse ha la rogna, non sa riconoscerla in mezzo al pelo, non lo sa dire se è da sempre di casa o è sempre stato un randagio.
Si stringe la piccola vita tra le braccia,
si stringe, si stringe e non respira non si deve sentire,
nel quadrato sporco di sabbia rappresa aggrappa le dita
si piega, il naso sulle ginocchia, si stringe, si stringe le costole
se non lo tiene, se non lo tiene stretto al suo interno
esce il rantolo di bestia, in silenzio si stringe e si scava le ossa,
le aggrappa per non perderle, per non farle cadere nello scarico, portate dall’acqua
Questa casa è un mattatoio a cielo aperto
lo stomaco rabbrividiva
alle grida di ogni bestia
l’attrezzo era una pala, la forchetta tintinnante, due mani, l’occhio fatto sottile
con la crescita sai di carne,
sei un cadavere ancora prima di morire
Tonino era un altro animale in gabbia (pestato deriso abbandonato in un sacchetto),
non urtava nei fatti nessuno, solo scompigliava l’aria il suo respiro di diverso. Erano
sassate ricevute per noia della gabbia sentita da tutti, riconosciuta soltanto da chi
ne aveva scoperto la porta d’uscita e poi ci era rientrato.
Replaced
A undici anni si stendeva nelle tenebre dell’asfalto
con i fiori spezzati tra le fratture esposte
solo il cielo – riflesso negli occhi –
guardava i rivoli di plasma e di sale,
la necrosi tissutale, le grida suicide di nostra madre
suturavano una bambola riempita di sabbia
espellevano le ultime ossa
vorrei solo dirti scusa scusa non ho saputo guardare oltre i tuoi resti
ti ho rimpiazzato il crescere vincere perdere provare
tolto il ridere vivere respirare guarire
Es
Chiusa stretta a doppia mandata, per non perdere liquidi
mi trattiene le ossa, le gratta solo in superficie (ma con forza)
resto ferma per non ricevere il colpo, per scuotere il corpo dalle anatomie
un coniglio scuoiato, un coniglio che ancora pende freddo
sono un coniglio ricucito sul banco del macello
foto di Francesco De Napoli