Alcune poesie dal secondo libro di Antonio Francesco Perozzi (Subiaco, 1994), finalista al premio I poeti di vent’anni -Pordenonelegge poesia 2023, Lo spettro visibile, Introduzione di Pasquale Pietro Del Giudice, Arcipelago Itaca, 2022.
Fondale Piombo solido. Impari il suono subacqueo. Muoversi o no è identico dal momento che non si può, non si può incidere la melma nera. Ammesso è invece il sospetto che da qui non si levi niente più del fiato. Così sei nomade e insieme sei fondale, dormi nella conca e fuori. L’indizio di esserci ancora non sono altro che ombre di fumi viola. Notturno Oggi non posso stare dentro sette metri per sette non ho luce – un lumino a farmi l’inverno e la luna che è alta, Venere alta... Sentimento vuoto questo tempo: l’insegnamento? Eccole una ad una le notizie, le cronache disposte in fila: compratele tutte – lasciatemi niente se Venere è alta, la luna alta... Che uscisse un dio (adesso) da queste begonie: gli offrirei il collo farei io la vittima al sacro convincimento che possa tutto piegarsi a un giudizio Visione Allora è come se l’oceano si formasse dentro l’oscurità dell’uovo. Carcasse sono le immagini sfogliate che provi a toccare, i resti. «Vieni». Obbedisco e c’è un cane levriero a scucire ordalia per ordalia questo buio; l’iride, la rada chiara, l’alba che si leva. Diurno Sole stendente. Il vetro dell’orizzonte slava un miraggio che da ieri è reale. Veglia. Ora si assiste a una piana che si spiega, al ritorno selvaggio del sacro. Come i morti, o il fetore del pesce. La mattina prepara una lunghissima ustione. Sale. Odore. Lo spettro visibile È apparso il giorno come una cosa frontale, e prima del previsto. Lecci da poco si scartano dalla collina che è l’occhio di noi, le case salite, la strada che. Mai si sarebbe pensata tutta l’aria – scarsissima – evaporata tra gli organi che guardano fuori e appunto il fuori ora così reattivo alla pelle, grosso, dentro cui. Difficilissimo spiegare come (droga degli angeli) si è fatta la pietra (reale), la valle (reale), la scommessa ormai presa per viaggio. Così chilometri nell’orizzonte uno scarabeo si verifica: è lui, primavera di carne che entra per sempre. È lui, è spostato qualche secondo in avanti rispetto al proprio spettro. Quaderno dei fossili Adesso sono numeri tutti gli stadi occorsi a volere questa presenza, che vive, è viva, e sputa, e dice una lingua. Un quaderno basta ad annotare le fasi intermedie e i tentativi valsi all’assedio dell’alea: quante le forme fossili tra questa e un’altra conchiglia – c’è un’aquila, c’è un condor tra questa e un’altra conchiglia. C’è un’aquila sul quaderno insieme a tante oscillazioni delle specie e dei loro irripetibili solstizî. Intanto quest’assenza che vive, è viva, e stura, estingue le trame della serie, ci domanda lo scacco del dodo, quale posto occupa nel tempo una vita che non sa più farsi carne – occasione che era e non sa più nascere. Orgia Si sparpagliano in agosto, le spore che le felci licenziano a prescindere se tu hai modo o no di vederle. Dentro le pozze d’aria ci stagni tu e lo sperma della sacra orgia vegetale – irradia l’acero e sai che quelli in cielo sono i suoi figli, i figli bicarpellari. Continuamente il coito si consuma nei silenzi a giro, nelle rivolte planate dagli insetti in mezzo all’erba, nella breccia del tifone che sparge dappertutto un’esistenza a ricevere, gli ovuli numerosi – viene al sole per intercessione di api, la veccia, persona entomofila, creatura di un dio che senza scienza sapeva. Secolare Quale errore? È un moto che comincia quando ci fermiamo. Adesso per favore muto o al limite celebra un caos, il più funesto e greve. Questo... castagno anche per te ha disertato gli dei. E serve a poco qui la nostra ira; anzi serve a tutto se opera uno smonto e lascia salire il legno dei secoli, al tempo fuori, alla voce, a una mem or iache dov elai ndoss i svi ene Foto di zona_disforme