copertina Versi come frattali

Versi come frattali. Una lettura di “Tutti gli occhi che ho aperto” della classe 2 A liceo classico Guido Nolfi

Coordinati dal loro docente, il poeta Daniele Ricci, gli alunni della 2 A del liceo classico Nolfi di Fano hanno lavorato in gruppo, in modalità cooperativa, raccogliendo i loro appunti su Tutti gli occhi che ho aperto a partire da tre aspetti: metrico-strutturale, linguistico e stilistico.

Gli appunti che seguono sono il lavoro di: Giovanni Bartoletti, Marcello Bodini, Matilda Bosca, Sara Brandoni, Agata Capuccini, Rebecca Di Bari, Clara Fiorelli.

Tutti gli occhi che ho aperto è un’opera in cui il poeta si fa testimone del suo tempo, getta lo sguardo e il cuore oltre gli ostacoli, senza tralasciare ciò che fa parte del suo quotidiano, provando a sanare le ferite grazie alla parola che diventa cura rarefatta del respiro. Queste poesie di Franca Mancinelli aprono il nostro sguardo sui più fragili, sugli esclusi, i deboli, in uno slancio etico che trasforma eventi, situazioni e occasioni determinate, in un disegno più ampio; ogni testo diviene così la tessera di un puzzle che si ricompone al termine del libro. Le poesie di Franca Mancinelli sono caratterizzate da una profonda ricchezza semantica. Le sue parole sono selezionate con cura per il loro significato e le loro associazioni emotive.

Analisi metrico-strutturale

In Tutti gli occhi che ho aperto la metrica è fluida e sfuggente, riflette lo spirito libero e sperimentale di questa scrittura. L’uso dei versi liberi consente all’autrice di adattare la forma poetica alla complessità dei temi, esprimendo appieno la ricchezza e la profondità delle sue idee senza essere vincolata da strutture metriche predefinite. La libertà dallo schema metrico permette a Franca Mancinelli di esprimere la sua creatività in modo autentico e innovativo, offrendole la libertà di esplorare il linguaggio poetico in tutte le sue sfumature e possibilità.

Varia anche la disposizione grafica delle poesie sulla pagina, creando un effetto visivo e ritmico che enfatizza il significato delle parole e delle immagini. Così per esempio nella terza sezione, quella da cui prende il titolo il libro, le pagine contengono due frammenti, uno in alto a sinistra e uno in basso a destra, intervallati da un ampio spazio bianco:

alla polvere dell’aria
ricongiungimi
mia luce che vieni come una miccia.

                                                                                                                               
pietà presto ricopri
il nostro nero andare
tra sonni e gesti. 

In Tutti gli occhi che ho aperto Franca Mancinelli crea un equilibrio tra precisione del dettato e concentrazione semantica. Questa precisione è presente nella formulazione del singolo verso, nella fusione tra immagini e forme sintattiche, nella struttura delle sezioni e anche nelle pagine bianche che lo scandiscono, in cui compaiono minuscole spirali. La lettura di questi testi permette di entrare nel vissuto dell’autrice e dei soggetti a cui dà voce, ci guida in momenti della vita caratterizzati da incontri o scontri tra realtà e apparizioni. I testi sono spesso brevi e densi come dei lampi che provocano e spiazzano il lettore e che possono risuonare come l’eco d’un grido lontano:

si è fatta di grafite la pupilla
fissa la nebulosa
di punti che siamo.

Pochi versi conducono ad alti piani di significato:

ritorno, ascolto l’aria. E poi salto.
I dove sono tutti provvisori.
Crescono come rami. 

Questo è un frammento appartenente alla raccolta Luminescenze, dove i versi contengono attimi sfuggenti, colti dal flusso della vita. Sono versi frutto di un lavoro di eliminazione di ciò che non è necessario, per trovare nuove forme di impatto emotivo.

Tornano di frequente enjambement, come in questi versi tratti dalle sequenze Alberi maestri e Tutti gli occhi che ho aperto:

dai rami della specie
la nuca, una cima
in ascolto tentenna

tutto l’andare è tornare
un fascio di legna raccolta.
[…]

                    *

una mano muso di serpente
sale la schiena, la carezza
cresce come un’edera sul respiro
di te fa legno secco. 

Gli enjambement creano un allontanamento tra un verso e l’altro dando un senso di lentezza agli avvenimenti complessi e drammatici, evidenziano inoltre la brevità determinata dal processo di eliminazione.

La poesia di questo libro ha la tendenza di saldare la prospettiva storica con immagini e visioni, e la capacità di connettere forme brevi e spezzate con forme più articolate, andando a creare un ritmo. Lo sguardo di Franca Mancinelli unisce infatti il dramma umanitario e il dato biografico formando una connessione e tenendo sempre la natura come sfondo.

Questo libro contiene anche tante pause create da tagli e sfoltimenti che aprono vasti spazi di bianco donato al lettore. Questo bianco non dà una sensazione di gelo e distacco, ma dona un calore inaspettato. Un calore che genera un pensiero e un’esperienza possibile. Questo calore è inteso come la temperatura della chimica poetica tra parola e silenzio. Genera una calma apparente perché i temi trattati dalle poesie sono abbastanza forti. 

I versi compaiono sulle pagine come frattali. Sembrano appunti tracciati su un foglietto sgualcito, indugiano nel crogiolarsi di suoni, gesti e parole andando a formare uno stile laconico ed evocativo.

Analisi linguistica
In questo libro il registro linguistico è vario e ricco di sfumature: a tratti colloquiale, avvicina la scrittura all’esperienza quotidiana del lettore, altre volte fa ricorso a un lessico più elevato, per esprimere concetti filosofici o esistenziali come il tempo, la memoria, l’identità e il soprannaturale. Questa varietà di registri contribuisce a creare un’opera complessa e variegata, in grado di toccare molteplici sfere dell’esistenza umana, e di generare al suo interno un ritmo dinamico, mantenendo l’attenzione del lettore.  

L’autrice attinge abbondantemente al lessico legato alla natura e al paesaggio, creando immagini e atmosfere suggestive che ne riflettono la bellezza e la potenza. Ricorre la presenza di elementi naturali come il cielo, il mare, il vento, la terra, gli alberi e i loro rami. Questi elementi si caricano di significati simbolici e contribuiscono a creare un’esperienza poetica ricca e multisensoriale che invita il lettore ad esplorare la propria connessione con il mondo naturale e con il mistero dell’esistenza.

Anche il lessico legato alla visione e alla percezione è centrale in questo libro, poiché Mancinelli esplora la natura soggettiva della visione e il modo in cui percepiamo il mondo attraverso i nostri occhi. Ricorrono infatti parole come occhi, sguardo, vedere, guardare, osservare, luce, ombra.

Un altro campo semantico presente in questo libro è quello della memoria e del ricordo. Mancinelli esplora il modo in cui i ricordi influenzano il nostro rapporto con il passato e con noi stessi, e come essi possano segnare la nostra identità. Alcuni esempi: crescita (p. 66), rinascita (p. 79), mutamento (p. 67), esplorazione (p. 45), risveglio (p. 76), rinnovamento (p. 88), memoria (p.103), etc.

Prossimo a questo campo semantico, è quello del tempo, della sua dimensione e della sua relazione con l’eternità. L’autrice riflette sul significato del tempo, sulla sua influenza sulla nostra esistenza, anche in un’accezione filosofica; torna spesso la percezione di fuga temporum, di istanti da catturare nello scorrere inesorabile. Alcuni esempi: attimo (p. 32), eternità (p. 21), ciclo (p. 54), istante (p. 56), scorrere (p. 90), etc.

Infine, un altro campo semantico centrale è quello legato all’identità e all’esistenza: l’autrice esplora le profondità dell’animo umano e il senso di sé, riflettendo sulle domande fondamentali legate alla nostra esistenza e alla nostra ricerca di significato. Le parole contengono i dubbi, le paure e le speranze che caratterizzano ogni individuo. Alcuni esempi: essere (p. 12), individuo (p. 59), soggetto (p. 107), persona (p. 72), etc.

Analisi stilistica

Nella sequenza Alberi maestri viene utilizzata frequentemente la figura retorica della personificazione, infatti l’autrice si immedesima in un albero sottolineando il suo profondo legame con la natura, come nel testo da cui è tratto il titolo del libro:

da qui partivano vie
respirando crescevo

nel crollo, qualcosa di dolce
un incavo del tempo


tutti gli occhi che ho aperto
sono i rami che ho perso. 

La sezione Tutti gli occhi che ho aperto è caratterizzata da nessi associativi che intrecciano pensieri apparentemente slegati, connettono immagini a prima vista sconnesse:

crescono i capelli ancora, le unghie
il peso è restituito
all’aria. Le mani sono le stesse: 
il calore è tornato 
del sole. Posso sentire
la tua scossa arrivare
come le foglie dal ramo più alto. 

Lo sguardo dell’autrice vive nella ricerca di ciò che sta sotto la superficie, che sta oltre l’abitudine. La sua casa è certamente ovunque, ma primariamente nell’immagine che il linguaggio sa evocare.

Nella sequenza Luminescenze vi è un frequente uso di similitudini e metafore attraverso cui si percepiscono le emozioni. Con un’allegoria l’autrice indica il percorso della vita che viene paragonato a quello di una stella:

negli occhi chiusi una sorgente
di pupille –luminescenze
trascorse tra globi
custodi di un’unica immagine
gravitante nella polvere esplosa. 

Foto di Francesco Ventura

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