copertina Antonio Scialpi

Antonio Scialpi, nove inediti da “In mezzo ai giorni dati”

1 (back-up)

ti ho visto la casa
lo sai ti ho visto la tana; quel segno
che porta lo sfiato, ho seguito la
formica nel formicaio. Ti ho visto
nel posto dei padri sottovuoto: esserti
nonostante un bianco bruciato saperti
interno a tutto questo mondo –ci
nuoce, penso, mi dici guarda: lì, c’è
un agnello.




3 (protocollo dati)

{ciò che da pietra si forma
è corpo di sabbia. Polveri che siamo o che saremo.
 
ho una costola incrinata che mi buca
la pancia.              la uso come nascita.




4 (processare: ultimo giorno)

i demoni degli spazi vuoti ci
tormentano, [ma noi] non cediamo, vero?
avremo sempre il timore della duna
– della sua trama dettata dal vento
di questa terra loro
che ci abita
come il lattante il grembo (il guerriero
la battaglia)
come dire che adesso ci arrenderemo
perché i demoni degli spazi vuoti
ci reclamano, vero?
ma noi non li vediamo.
{Ci faremo curare dal sutra del verso
rimarremo nella loro canzone
pesteremo col palmo le erbe nuove}




5 {we come around here all the time}

rubiamo il calore:
ho un rombo sotto l’unghia
ce l’ha infilato il mio futuro
assassino (siamo lontani dalla Terra
37 giorni e due colori un suono per
strumento a fiato ci dice quanto
occuparci delle cose) raduniamoci
intorno al fuoco; raccontiamoci
storie di paura: storie sui vivi.
prendiamo esempio dalle fate cattive
 
lasciateci entrare. Abbiamo sul
pavimento
studiato le vostre usanze
abbiamo sul pavimento
il vostro volto
abbiamo sul pavimento
spaccato l’anfora col mosto.




6

guarda ho uno spacco
ho uno specchio d’acqua
manca a tutto la faccia; guardati:
perdi anni ad ogni ventata. Un tempo
qui c’era una diga –adesso il cemento
si spacca [per un tratto lascia scoperta
una linea bianca segmentata tu chiami
mondo questo ritardo apparente.
                    Sì, alcuni insetti possono attraversare i vetri così come cellule
                    della foresta vergine.




7

Ennesima giornata di cenere tra le vette
i picchi delle dune grigie.
Brandelli ancora caldi odori bruciati
(spazi che prima erano alberi)
luoghi verticali inoccupati ormai se non dai
cumuli: la materia se la bruci diventa
questo essere leggera.    si
sparpaglia.
 
spostando il picco: lì in mezzo c’è ancora
rosso rovente un pezzo di cuore che
non si è spento, un magma scintillante,
un bruciare sempre.
 
negli anni si vedrà ricrescere
verde sul nero.




8 (PLUTO; an experiment with time)

il giardino capovolto mi si risolve
addosso.
prendiamo i verdi da questi prati
oggi è un nuovo baratro: ogni
sguardo
cade.
ogni giorno è marcio, si
rigira la terra attorno si riavvolge;
 
giriamo in tondo nel giorno; solo così
ci proteggiamo dal dolore già provato:
                                                     portiamo quel cordoglio.
 
                        veniamo risparmiati dalla luce.




12 { fragmenta}

manomissione:
in pancia cos’è adesso
questo vietato sottrarsi)
 
al pensiero del lutto: spinge sulla sofferenza
come passo compiuto a metà:
 
metatarso saldo e calcagno
 
sollevato,                                     cede il passo,
 
preme sulle piaghe.
 
a fare male è facile: lasciare
per tanto tempo quel silenzio aperto.
 



 
14  
SCAFISMO

I
Sono rimasti solo i giorni del panico
i ragni si calano dal soffitto
in questo posto che fatica a essere
chiamato;
arrivano messaggi –porte
aperte su queste distese.

 II
(si dibattono le sedie, affonda il
pavimento; un polpo sale a galla e
afferra le caviglie di chi è seduto a
                                     tavola.) Ogni visione in questa cucina
                                     reclama la natura del naufragio.

III
Nonostante tutto il giorno pretende
la sua facile preda: pazienta:
inscena la caccia, passa sul
mento la pittura preparata;
stai avverando un paesaggio:
c’è un divorare dall’interno
lo riconosci perché svuota.
 
IV
L’animale nella tana; partorisce
abortisce; nasce morto; prende
la sabbia con la zampa, copre il
corpo.
            Sparire come potersi non pensare in
                                                 una forma fissa.
 



foto di Samuele Bellini 

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