Parte prima: Procedure I sediamo intorno ai fuochi. trovati nel momento, valichiamo l’equivoco delle facce. Non un tratto di silenzio può dirsi vuoto, è questo il fuoco. s’impara ad ammaestrarlo, ad allineare tizzoni, pedinare scintille nelle profondità degli occhi. II non capiamo mai del tutto ciò che facciamo, né tantomeno perché; ne siamo animati. non solo di necessità, non solo animali a caccia semidimentichi. degli animali condividiamo la fame; meno sovrannaturali, più sovrannaturali. da Parte seconda: diacronie I un giorno trovammo le porte. le riproduciamo, le ampliamo con squarcio silenzioso, un moto simile alla preghiera. il primo indizio fu una lacrima o un grido, poi continuammo, e continuammo, nel silenzioso che conduce in là dal mondo, dai corpi. III il fuoco ha una bocca che non conosce parola, che ha una voce e guida, guida sostanze elettriche, simili a bambini ciechi: si sono persi rinascendo. da Parte terza: Genealogie III Su una panchina: «non hai ancora capito che dobbiamo costruirlo, in tutti i suoi piedi, in tutte le sue mani? e la parte delle estremità è la più semplice! I nostri occhi come miliardi di volti. saranno più belli degli alberi, non più intelligenti dei gigli». «la chiave dell’Utilità, rischiosissimi». «l’Utilità è rischiosa, almeno quanto la bellezza. mai quanto un amore disperso». «Siete voi la volta lunare, i visi pallidi di stella». da Intermezzo tre: Compresenze I abbiamo iniziato a trapiantarci, a trapassarci in assenza di tocco. In certe porzioni di notte specchiamo stelle gelide feconde dai raggi, fisse, in cerca di fuoco. dormiamo in proiezioni ortogonali, dimore che sfiorano per non rompere; popolano d’occhi di koala, sfere d’oro e gufi d’onice i sogni. mangiano con noi, con noi rimestano il bolo digitale. Ci facciamo anatomici. da Parte settima: Polveri I non abbiamo più tempo per le cause, inondano gli effetti. ogni ventiquattro trovarsi in un altro pianeta, fare centro con le clorofille, i dentici. La saldatura lieve di una vena: VI la pianta annega dell’acqua di cui si nutre; la morte è un sistema idraulico, una pompa forse – pensavamo al modo che ci compete, nel vero: in un attimo l’alluvione. siamo rientrati, raccolti, nel sigillo, nel filtro: un po’ più che costretti. foto di Chiara Signoretti